Authors: Francesca Farruggia, Chiara Marucci
Abstract
Gli agenti di Polizia Penitenziaria, principali gestori della quotidianità all’interno delle sezioni carcerarie, costituiscono l’interfaccia con la popolazione detenuta. Centrale risulta quindi la relazione custode/custodito, basata su un’inevitabile contrapposizione di ruoli. Le strategie organizzative messe in atto da ambo le parti sono state parzialmente sovvertite dall’emanazione della legge 395 del 1990 che ha previsto la riforma del vecchio Corpo degli Agenti di Custodia sancendone la smilitarizzazione e disponendo il coinvolgimento degli agenti nel percorso riabilitativo. Se il mandato relativo al contenimento dei detenuti è interiorizzato e condiviso dal Corpo di sorveglianza, di più difficile metabolizzazione è quello del reinserimento sociale della popolazione carceraria. Nelle pagine che seguono verificheremo la presenza di tale dissonanza cognitiva negli agenti di Polizia Penitenziaria operanti presso una Casa Circondariale di medie dimensioni del Centro Italia. Al centro della nostra analisi porremo le relazioni che si instaurano con la popolazione carceraria, tra colleghi e con i superiori, nonché, più in generale, la loro percezione circa l’efficacia della pena detentiva.
Keywords: Istituzione carceraria, polizia penitenziaria, detenuti, studio di caso
Notes on contributors
FRANCESCA FARRUGGIA è ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economica dell’Università di Roma, La Sapienza.
Email: francesca.farruggia@uniroma1.it
CHIARA MARUCCI è laureata in Sociologia.
Email: cmarucci6@gmail.com